La Provincia di Arezzo, nel suo progetto di "Museo virtuale", ha collocato Francesco Galeotti tra i "VIGILATI DALLA POLIZIA" e i "PATRIOTI", affinché ne venga conservata la memoria http://memoria.provincia.ar.it/protagonisti/scheda_perseguitato.asp?idperseguitato=579&vars=M

QUESTE PAGINE SONO DEDICATE A MIO PADRE, SIRIO GALEOTTI, CHE MAI DIMENTICO’.

CHI ERA FRANCESCO GALEOTTI?

Francesco Galeotti era nato a Cortona, in provincia di Arezzo, il 20 gennaio 1889. Era un fervente antifascista, politico combattivo, ma era anche un uomo gioviale, sempre di buon umore, amante dell’allegria, della buona tavola e della compagnia. Indomito sindacalista, organizzatore e uomo di azione, "vigilato" dal Ministero dell'Interno fin dal febbraio 1913, era stato segnalato come “anarchico pericoloso”, in quanto ritenuto uno dei più "riottosi e turbolenti" rappresentanti della categoria dei tipografi, cui apparteneva e verrà arrestato dalla Polizia l'11 agosto 1913 durante i tumulti verificatisi in occasione dello sciopero di solidarietà per i metallurgici di Milano e, ancora una volta, il 27 marzo del 1914 in occasione dello sciopero generale per la "questione ospedaliera". 

Membro del "Comitato Direttivo dell'Azione Diretta" riunitosi per la prima volta a Roma il 16 settembre 1914, Segretario del Sindacato Metallurgico di Roma e componente del Direttivo della Camera del Lavoro nel 1915, verrà nuovamente arrestato il 10 aprile del 1919 a seguito del divieto governativo dei Comizi indetti in occasione della Commemorazione della Settimana Rossa di Berlino.

L’IMPEGNO POLITICO

Successivamente fonderà il Fascio tipografico d’avanguardia, punta di diamante dell’avanguardismo di sinistra, che vedrà l’adesione di maestranze della classe tipografica romana sindacalista, repubblicana e anarchica. Dopo i primi anni di attività nella Tipografia Nazionale di G. Bertero e Co., lavorerà per 9 anni all’“Idea Nazionale”, dapprima settimanale e poi quotidiano, fondato da alcuni esponenti del nazionalismo italiano tra cui Enrico Corradini e Luigi Federzoni.


Per circa vent’anni sarà Direttore Tecnico dello Stabilimento Tipografico “Il Vascello” in Via Mario Dè Fiori 104 dove verrà dapprima stampato il quotidiano “Il Mondo”, fondato da Giovanni Amendola e diretto da Alberto Cianca, foglio di feroce opposizione al nascente regime mussoliniano, soppresso nel 1926 ad opera del regime e, successivamente, fino al 25 luglio 1943 (data dell'ultima pubblicazione) fu il "proto" nella tipografia de "Il Tevere", quotidiano fascista fondato e diretto da Telesio Interlandi, il quale garantiva per lui benché fosse schedato dalla polizia come sovversivo anche se, nella commemorazione del 1945 - pur senza prove - le maestranze non lo ritennero estraneo al suo arresto.


Durante la drammatica occupazione nazifascista di Roma, dal 23 settembre 1943 fino alla sua carcerazione, proseguirà nella coraggiosa lotta sovversiva adoperandosi per la liberazione della città.
Quando la Tipografia Il Vascelloverrà requisita dagli invasori tedeschi, che imporranno la stampa di un giornale per le loro truppe, Franco, come lo chiamavano i suoi cari e gli amici, si servirà proprio dello schermo offerto dalla presenza dei tedeschi nei locali della tipografia per proseguire nella sua pericolosa attività antifascista, sabotando le macchine e stampando fogli clandestini sotto gli occhi dei tedeschi.

L'ARRESTO

Scoperto e arrestato il 22 dicembre 1943, verrà portato nelle celle della famigerata Via Tasso e immediatamente liberato a seguito di una telefonata della segreteria del Maresciallo Kesserling che si rivelerà falsa. Nuovamente fermato dal P.S. Appio il 29 dicembre 1943 per disposizione dell'Ufficio Politico della Questura, il 31 dicembre 1943, alle ore 14.00, Francesco Galeotti entrerà nel Carcere romano di Regina Coeli con la matr. 14088.
Immatricolazione a Regina Coeli il 31 dicembre 1943
Inutili i tentativi della moglie e dei figli di vederlo e fargli giungere abiti caldi e cibo, osteggiati dalla Polizia italiana che impedirà loro qualsiasi contatto.

La polizia italiana, su disposizione del 23 dicembre della Questura, tra Natale e Capodanno rastrellerà tra i 455 e i 676 "pregiudicati, sovversivi, disoccupati ed elementi antisociali" (ACS, MI, PS, Divisione Affari Generali Riservati , 1943-1945 (RSI) b. 1, Rastrellamento di elementi indesiderabili, 23 dicembre 1943 - vedi anche: "A. Majanlahti - A. Osti Guerrazzi: Roma occupata: 1943 – 1944" - Il Saggiatore 2010).

4 GENNAIO 1944: LA PRIMA DEPORTAZIONE POLITICA


Il 4 gennaio 1944, alle ore 20.40, Francesco Galeotti insieme ad altre centinaia di uomini prelevati dal Carcere, partirà con il treno merci n. 64155, composto da 10 vagoni, dallo Scalo Tiburtino: destinazione il campo di sterminio di Mauthausen in Austria dove, dopo una sosta a Dachau, arriverà il 13 gennaio 1944 e sarà immatricolato con il numero 42097.
Questo sarà il primo trasporto di deportati politici diretto a Mauthausen: la polizia italiana – su cui pesa una grande responsabilità - con questa operazione di rastrellamento, aveva dimostrato di voler tempestivamente obbedire al comandante militare Maeltzer ed ai suoi ordini di rappresaglia contro lo stillicidio di attentati nella capitale.

Dal mattinale del 5 Gennaio 1944, inviato dalla Questura di Roma al Comando di Forze di Polizia e alla Direzione Generale Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno:
« Alle ore 20,40 di ieri dallo Scalo Tiburtino è partito treno numero 64155 diretto a Innsbruck con a bordo n° 292 individui, rastrellati tra elementi indesiderabili, i quali, ripartiti in dieci vetture, sono stati muniti di viveri per sette giorni. Il treno sarà scortato fino al Brennero da 20 Agenti di Pubblica Sicurezza ed a destinazione da un Maresciallo e 4 militari della Polizia Germanica. Durante le ultime 24 ore sono stati rastrellati dalla locale Questura, a scopo preventivo, n° 162 persone». Acs, MI DGPS SCP RSI Chierici (1943-1945), b. 70, fasc. “Segnalazioni a DGPS da Comando di Forze di Polizia della Città Aperta di Roma 1944 gennaio” del 5 Gennaio 1944.
Qui la lista degli uomini deportati (dal sito "Deportati 4 Gennaio 1944" di Eugenio Iafrate)

KONZENTRATIONSLAGER MAUTHAUSEN

Dei mesi di agonia, tortura psicologica e fisica, dolore e angoscia in cui visse nel Campo di Concentramento a Mauthausen, non sappiamo nulla e possiamo solo immaginare.
Un uomo strappato ai suoi affetti, gettato in un inferno dove non c’è salvezza. Impaurito, affamato come milioni di altri deportati, sporco, rasato a zero e ricoperto di stracci. Disumanizzato, senza dignità e senza speranza.                                                                                  Distrutto psicologicamente.

Dalla testimonianza di Mario Limentani, ebreo – matricola 42230, un sopravvissuto di quel treno: 
"Arrivammo verso mezzanotte e andammo al campo di concentramento di Dachau, ma ancora non sapevamo nulla, credevamo di andare in un campo di lavoro come avevano detto. Ci rinchiusero nella baracca delle docce, ci lasciarono là un po’ di giorni, non sapevamo nulla ancora. Poi la mattina ci svegliarono, ci presero e ci portarono a Mauthausen. L’11 gennaio del 1944, verso le undici, mezzogiorno circa arrivammo a Mauthausen. Arrivati a Mauthausen, ci misero sulla destra, dove c’è il muro del pianto e fecero l’appello. Ancora non sapevamo, non si vedeva niente, la neve era alta, faceva freddo, venti gradi sotto zero".
ULTIMO BIGLIETTO INVIATO ALLA FAMIGLIA DA MAUTHAUSEN:

 

Carissimi tutti.
 
State tranquilli, sto bene per ora. Ci hanno portato a Monaco. Siamo 300 romani e 23 mila stranieri al campo di concentramento tedesco di Mathausen (Austria). Ci rivedremo alla fine della guerra se non potete fare niente a Roma. Baci a tutti, anche a Fabiuccio papà.

LA CONDANNA A MORTE.

Invece non li rivedrà mai più.
Lista originale nazista dei condannati: 6° nome.

Probabilmente malato forse preda di febbre, sfinito dalla dissenteria o dal tifo petecchiale o semplicemente considerato inutile in quanto anziano e inabile al lavoro, qualcuno decise che doveva morire: fu condotto insieme ad altri compagni al Castello di Hartheim distante 30 km., sottocampo di supporto a Mauthausen ormai incapace di affrontare l'eliminazione di migliaglia di deportati.
Ad Hartheim era in funzione una camera a gas ed un forno crematorio.

Non sappiamo e non sapremo mai, se in questo lugubre posto famoso per gli esperimenti sugli esseri umani considerati "zavorra", la sua vita subì ulteriori crudeltà.  
Sappiamo che il 28 Luglio 1944, verrà trucidato in quanto ormai inutilizzabile come forza-lavoro: erano bastati 6 mesi e 15 giorni dall'arrivo nel Campo di sterminio di Mauthausen, per porre fine alla sua vita.

Aveva poco più di 55 anni.