

Arrivo al Konzentrationslager Mauthausen: annullamento della personalità
Arrivo al Konzentrationslager Mauthausen: annullamento della personalità
All’arrivo,
il deportato doveva essere immediatamente privato della propria personalità: il
suo nome veniva cancellato e diventava un numero progressivo di prigioniero.
Spogliato di tutto quanto era suo, riceveva, dopo aver passato la depilazione
totale, la rasatura della testa e la disinfezione, un vestiario composto da:
una camicia ed un pantalone a grosse righe grigie e blu, ciabatte di legno o
zoccoli olandesi (dal 1943 scarpe di stoffa con suole di legno), un cappelletto
tondo anch’esso a righe grigie e blu. Un triangolo colorato applicato al petto
sinistro dell'uniforme dei prigionieri, contrassegnava il motivo della
detenzione o del trasporto. Triangolo rosso - prigionieri politici, triangolo
verde - imprigionati per i precedenti penali, triangolo nero o marrone -
asociali, ecc.
I
deportati nei campi di concentramento erano sottoposti a condizioni proibitive:
la sottile casacca carceraria non proteggeva gli internati dal freddo; i cambi
di biancheria si succedevano ad intervalli pluri-settimanali e persino mensili
e gli internati non avevano la possibilità di lavarla. Ciò era causa di
diffusione di epidemie e di diverse malattie, in particolare del tifo, della
febbre tifoidea e della scabbia.
La giornata tipo del deportato di Mauthausen
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Deportati al lavoro |
In estate, la sveglia
dei deportati avveniva da lunedì al sabato, alle 4.45: alle 5.15 si effettuava
l’appello.
Si lavorava dalle 6 alle
12 e dalle 13 alle 19: fra le 12 e le 13 vi era la pausa meridiana che
comprendeva la marcia per raggiungere il campo dal posto di lavoro, quella del
ritorno e l’appello per certe squadre che lavoravano nella zona del campo.
Dopo le 19 vi era un
altro appello e il rancio. Alla domenica lavoravano soltanto alcune squadre di
deportati addette all’industria bellica ed i prigionieri che erano in
punizione.
In inverno la sveglia
avveniva alle 5.15: l’inizio e la cessazione del lavoro nella cava di pietra
dipendeva dalla durata della luce del giorno
(vedi: http://majorana.org/progetti/shoah/index.htm).
(vedi: http://majorana.org/progetti/shoah/index.htm).
“186 gradini”
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"La scala della morte": i 186 gradini |
«La cava
era là, con i suoi 186 gradini irregolari, sassosi, scivolosi. Gli attuali visitatori della cava di Mauthausen
non possono rendersene conto poiché in seguito i gradini sono stati
completamente rifatti. Veri scalini cementati, piatti
e regolari,
mentre allora erano semplicemente tagliati con il piccone nell'argilla e nella
roccia, tenuti da tondelli di legno, ineguali in altezza e larghezza.» (da I 186 gradini - Mauthausen, pagg. 169-170).
Sicuramente
mortale per coloro che, lungo una scalinata , gradini, , dovevamo trasportare i
massi di granito.
Le grosse pietre
estratte e squadrate devono essere portate a spalle dai prigionieri in fila per
4, dalla cava al luogo di raccolta, lungo “la
scala della morte”, 186 ripidi gradini sconnessi ed irregolari, rozzamente
tagliati nella roccia e coperti dal gelo per lunghi mesi.
A lato e
in cima le SS pungolavano, spingevano e torturano gli uomini che si muovevano faticosamente
a piedi nudi e a passo di corsa. Arrivati alla cima della tragica scalinata, i
prigionieri dovevano liberarsi del loro carico e discendere in disperata corsa
quei gradini, mentre S.S. e kapos dall’alto facevano spesso precipitare questi
macigni lungo la gradinata nella quale stavano salendo altri prigionieri
altrettanto carichi.
Quelli che
non erano travolti, dovevano ricominciare la prova. Il dirupo
della cava prende il nome di “muro dei paracadutisti”, poiché gli aguzzini,
come supremo divertimento, a volte spingono i primi della fila che, cadendo,
trascinano con loro decine di altri uomini causando continue stragi.
“ ….e c’era una scalinata con centottantasei gradini. Scavati nella pietra! Si andava su e giù per ‘sta scalinata. In fila per cinque. Si arrivava giù, si prendeva una pietra ciascuno. Si aspettava che tutti fossero in fila, poi si tornava su, tutti in fila insieme, con le pietre. Bisognava stare attenti di prendersi una pietra che non fosse troppo piccola, perché se vedevano te ne davano poi una grossa. E quella non riuscivi neanche a sollevarla! Così ci lasciavi la pelle a suon di bastonate. Su e giù da ‘sta scalinata. Quando uno cadeva non si alzava più. Quella era la cava di pietre, centottantasei gradini.” (Testimonianza di Renè Mattalia – matricola 82423).
L'ALIMENTAZIONE DEI DEPORTATI

Alla mattina una scodella di un
liquido nero, surrogato del caffè, con alcune zucche abbrustolite e
bollite.
A mezzogiorno una brodaglia di
circa un litro di zuppa, in cui galleggiava qualche barbabietola da foraggio,
di quelle lunghe e bianche, spesso avariata.
Alla sera invece una fetta di
pane, un dado di margarina, un dado di un insaccato strano, in tutto
venticinque o trenta grammi di roba e una bevanda di erbe (vedi anche il
sito http://coalova.itismajo.it/ebook/mostra/index.htm)
Il lavoro
pesante e la fame causavano l'esaurimento totale dell'organismo: la carenza di
alimenti sufficienti portava spesso alla morte per fame.
Alcune
fotografie scattate dopo la liberazione del campo, mostrano detenute divenute
quasi cadaveri e con un peso variabile dai 23 ai 35 Kg.: in media i reduci del
campo al momento della liberazione pesavano tra i 39 e i 42 chilogrammi.
La scarsa
alimentazione non consentiva una lunga vita al campo: si calcola che circa
2.000 prigionieri a settimana morissero per fame. Tra il 1943 ed il 1945 la
permanenza in vita di un prigioniero di Mauthausen era in media di 9 mesi.
I MORTI
Si
calcola che siano passati per il complesso dei Lager dipendenti da Mauthausen
circa 230.000 deportati provenienti da tutto il mondo: politici, persone di
altre religioni, ebrei, omosessuali, zingari, soldati prigionieri di guerra,
criminali comuni. Di questi circa il 50%, ben 122.766 prigionieri, vennero
assassinati.
Dall’Italia
furono deportati a Mauthausen in oltre 8.000 (dei complessivi 22.204 uomini e
1.514 donne deportati nei campi di sterminio tedeschi): di questi 5.750, ben
oltre il 50% non tornarono.
anno
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1938
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1939
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1940
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1941
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1942
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1943
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1944
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1945
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presenze
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1.010
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2.995
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8.200
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15.900
|
15.900
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25.607
|
72.392
|
64.800
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morti
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36
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445
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3.486
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8.114
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14.293
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8.481
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14.776
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36.214
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