La Provincia di Arezzo, nel suo progetto di "Museo virtuale", ha collocato Francesco Galeotti tra i "VIGILATI DALLA POLIZIA" e i "PATRIOTI", affinché ne venga conservata la memoria http://memoria.provincia.ar.it/protagonisti/scheda_perseguitato.asp?idperseguitato=579&vars=M

QUESTE PAGINE SONO DEDICATE A MIO PADRE, SIRIO GALEOTTI, CHE MAI DIMENTICO’.

KONZENTRATIONSLAGER MAUTHAUSEN

Dei mesi di agonia, tortura psicologica e fisica, dolore e angoscia in cui visse nel Campo di Concentramento a Mauthausen, non sappiamo nulla e possiamo solo immaginare.
Un uomo strappato ai suoi affetti, gettato in un inferno dove non c’è salvezza. Impaurito, affamato come milioni di altri deportati, sporco, rasato a zero e ricoperto di stracci. Disumanizzato, senza dignità e senza speranza.                                                                                  Distrutto psicologicamente.

Dalla testimonianza di Mario Limentani, ebreo – matricola 42230, un sopravvissuto di quel treno: 
"Arrivammo verso mezzanotte e andammo al campo di concentramento di Dachau, ma ancora non sapevamo nulla, credevamo di andare in un campo di lavoro come avevano detto. Ci rinchiusero nella baracca delle docce, ci lasciarono là un po’ di giorni, non sapevamo nulla ancora. Poi la mattina ci svegliarono, ci presero e ci portarono a Mauthausen. L’11 gennaio del 1944, verso le undici, mezzogiorno circa arrivammo a Mauthausen. Arrivati a Mauthausen, ci misero sulla destra, dove c’è il muro del pianto e fecero l’appello. Ancora non sapevamo, non si vedeva niente, la neve era alta, faceva freddo, venti gradi sotto zero".
ULTIMO BIGLIETTO INVIATO ALLA FAMIGLIA DA MAUTHAUSEN:

 

Carissimi tutti.
 
State tranquilli, sto bene per ora. Ci hanno portato a Monaco. Siamo 300 romani e 23 mila stranieri al campo di concentramento tedesco di Mathausen (Austria). Ci rivedremo alla fine della guerra se non potete fare niente a Roma. Baci a tutti, anche a Fabiuccio papà.